Pillole di Elvis contro la noia
‘All Shook Up’ è la versione in lingua italiana di un musical scritto da americani, mosso in Ticino da menti e mani tutte femminili

laRegione, 11 maggio 2018
Di Beppe Donadio

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‘C’mon Everybody’

Cosa c’entri Elvis Presley con William Shakespeare è un intrigante mistero che va approfondito sul posto. Lo si deve a Joe Di Pietro, autore di un libretto dal quale – dopo lunga e approfondita traduzione – è nata la versione in lingua italiana di ‘All Shook Up’, fusione di grandi successi di The King (e non solo) con ‘La dodicesima notte’, commedia scritta dal drammaturgo inglese qualche centinaio d’anni prima del rock and roll. Senza svelare troppo, la sinossi del musical la fornisce in prima persona Alexandra Lanini, fondatrice della compagnia teatrale Caléa e regista di quest’opera in scena al Teatro di Locarno il 26 maggio alle 20.30 e il giorno dopo con doppio spettacolo (alle 17 e alle 20.30). «In una piccola cittadina del Midwest dimenticata da Dio – racconta Alexandra – sotto le conservative leggi degli anni 50, arriva un bel giorno un motociclista e chitarrista che scombussola gli equilibri del posto, scuotendo attraverso la musica il quieto vivere. La scossa porta tutti a innamorarsi l’uno dell’altro, innescando una rete d’intrecci amorosi che si risolvono solo sul finale…». Che non sveliamo. Dietro ‘All Shook Up’ c’è una compagnia tutta al femminile che ha portato in scena il suo primo spettacolo nel 2013. «Ho studiato musical in Italia – prosegue Alexandra – perché da sempre sono ap- passionata delle 3 arti performative, canto danza e recitazione. Ho studiato a Los Angeles, concentrandomi principalmente sulla recitazione, una grande esperienza di vita e professionale, se si vuole capire come affrontare questo tipo di lavoro. Una volta tornata in Ticino, mi sono messa in contatto con Jesaia Pura (che in Caléa è calata nella macchina organizzativa, ndr), e insieme abbiamo fondato la compagnia». Con grande passione, e con spirito divulgativo non meno passionale, «il nostro intento è stato da subito quello di avvicinare la nostra generazione, prima che al musical, al teatro».

‘Abbiamo ottenuto il materiale originale. In inglese, ovviamente. E l’abbiamo tradotto’.

La progettazione di ‘All Shook Up’ è iniziata un anno fa con la volontà di compiere un salto produttivo in avanti, grazie anche a un sodalizio che all’interno di Caléa comprende l’assistente alla regia Giulia Baccarin (che dello spettacolo si è occupata di logistica e costumi) e Ilaria Broggini, marketing, pubblicità e comunicazione e sponsorizzazioni. Un connubio rivelatosi importante per proporre l’opera al meglio: «Per dare ancora più spessore – spiega la regista – abbiamo ottenuto il materiale originale dello spettacolo. Tutto in inglese, ovviamente. Così l’abbiamo tradotto, dalla prima all’ultima parola». Budget importante, cast importante: «Sul palco sono in 21, tra attori, attrici e cantanti». In nome del musical che si rispetti, la musica è tutta dal vivo, assicurata da un ensemble di 9 musicisti.

Elvis non è proprio Elvis. E non perché The Pelvis, più che di moto, smaniasse per le quattro ruote. «È una libera interpretazione della sua figura» continua Alexandra, già in passato a suo agio con «un ottimo drammaturgo, dal punto di vista strutturale e comico, per come riesce a trattare temi importanti e a volte impegnativi sempre in maniera originale». Dello stesso Di Pietro, Caléa aveva già messo in scena ‘I love you, you’re perfect, now change!’ (rinominato per il Ticino in ‘Ailoviù – Ti amo, sei perfetto, adesso cambia!’). Chiediamo ad Alexandra tre buoni motivi per assistere a ‘All Shook Up’, per i quali la regista attinge quasi esclusivamente alle sensazioni raccolte tra il pubblico a spettacolo concluso. «Il primo motivo è che in molti hanno detto che non si aspettavano questa qualità in Ticino. Riporto il loro pensiero. Il secondo parere, ed è sempre una sensazione che ho raccolto, è che si tratta di uno spettacolo divertente, per il quale si ride dall’inzio alla fine e si riescono a provare emozioni, anche forti. Qualcuno si è commosso, nonostante sia uno spettacolo tutt’altro che breve. C’è ritmo, non c’è il tempo di annoiarsi. Il terzo motivo lo aggiungo io: perché ci mettiamo tutta la nostra buona volontà, e il cuore».